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Sabato 1 Aprile 2023
Milano: il Cenacolo Vinciano e la Basilica di Santa Maria delle Grazie
Quota individuale di partecipazione: € 35,00
- Biglietti disponibili: 29 –
La quota comprende:
- Visita guidata del Cenacolo Vinciano e della Basilica di Santa Maria delle Grazie (funzioni religiose permettendo);
- Ingresso e diritti di prenotazione per il Cenacolo Vinciano;
La quota NON comprende:
- Eventuali ingressi attualmente non previsti ma suscettibili di variazione per il mese di marzo, le mance, gli extra di carattere personale e tutto quanto non specificato.
Prenotazioni via e-mail a info_cral@regione.lombardia.it
- Con nome e cognome di tutti i partecipanti
- Per ogni e-mail sarà possibile prenotare un massimo di 4 persone
- Termine ultimo per prenotarsi (salvo esaurimento): 1 MARZO 2022.
- Entro 7 giorni dalla conferma della prenotazione, è richiesto il versamento del saldo + copia del documento d’identità in quanto l’ingresso sarà nominativo.
Programma
Ritrovo dei Signori Partecipanti alle ore 16:15 a MILANO, davanti alla biglietteria del Cenacolo Vinciano.
Incontro con la guida locale e visita della Basilica di Santa Maria delle Grazie (funzioni religiose permettendo), imponente opera architettonica, emblema della religiosità cattolica. La chiesa è stata inserita nel 1980 nella World Heritage List dell’Unesco perché una delle massime testimonianze dell’arte rinascimentale, avvalorata dalla presenza dell’eccezionale opera del da Vinci, eccelso rappresentante del genio creativo umano.
Alle ore 17:45 ingresso e visita guidata del Cenacolo Vinciano: il refettorio dell’antico convento domenicano di Santa Maria delle Grazie conserva l’Ultima Cena di Leonardo da Vinci, eseguita sulla parete nord tra il 1494 e il 1498, all’epoca di Ludovico il Moro. Sulla parete opposta si trova la Crocifissione affrescata dal pittore lombardo Giovanni Donato da Montorfano nel 1495. Nello stesso ambiente si trovano così raffigurati l’episodio iniziale e quello finale della Passione di Cristo. L’Ultima Cena è il risultato di un lungo studio iniziato da Leonardo intorno al 1490 sull’iconografia tradizionale di questo tema. A differenza dei dipinti precedenti, nei quali veniva raffigurato il momento dell’identificazione del traditore Giuda, Leonardo sceglie di rappresentare il momento immediatamente precedente, quello dell’annuncio “…uno di voi mi tradirà”.
Questa rivelazione sconvolgente è lo spunto che permette a Leonardo di concentrare la sua attenzione sulle passioni che si scatenano nel gruppo degli apostoli all’udire l’annuncio.
L’espressione dei volti, la postura dei corpi e il movimento delle mani, esprimono così quei “moti dell’animo” che furono uno dei campi di indagine più importanti nell’opera del Maestro.
Il sapiente uso della prospettiva, poi, contribuisce a far sentire lo spettatore parte della scena, ricreando una continuità tra lo spazio reale del refettorio e lo spazio del dipinto. Una delle peculiarità dell’opera è data dalla tecnica utilizzata. Per rappresentare l’Ultima Cena, infatti, Leonardo non si affidò alla tradizionale tecnica del “buon fresco”, che avrebbe richiesto una grande rapidità d’esecuzione dovendo intervenire sull’intonaco della parete ancora umido, ma sperimentò una tecnica innovativa “a secco”, simile a quella utilizzata per la pittura su tavola, ideale per raggiungere i migliori effetti di luce e di ombre e ottenere il caratteristico “sfumato” nei passaggi tonali. Questa scelta, che permise a Leonardo di procedere in modo molto meditato, rese tuttavia il dipinto estremamente fragile. Infatti a pochi anni dall’ultimazione del capolavoro, cominciarono a manifestarsi le prima forme di un degrado pittorico divenuto con il tempo sempre più grave.
Numerosi sono dunque i restauri che a partire dal Settecento si sono resi necessari, fino all’ultimo conclusosi nel 1999, dopo vent’anni di difficile lavoro. Nel corso di questo intervento sono stati rimossi spessi tratti di sporco e di materiali riconducibili ai precedenti interventi, facendo così riaffiorare brillantissime porzioni superstiti della stesura originale.
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